IL VANDEANO
2010-02-08 15:39:23 UTC
9 FEBBRAIO
SAN CIRILLO D'ALESSANDRIA, VESCOVO E DOTTORE DELLA CHIESA
L'inimicizia fra la Donna e il serpente.
"Porrò inimicizia tra te e la donna, fra la tua progenie e la progenie di
lei; essa ti schiaccerà la testa e tu la insidierai al calcagno (Gen 3,15).
La parola che fu pronunciata contro il serpente, e che la Chiesa in questi
giorni richiama alla mente dei suoi figli domina tutta la storia del mondo.
La donna, caduta per la prima, per l'astuzia di Satana, in Maria viene per
la prima rialzata. Nella Sua Immacolata Concezione, nel Parto Verginale e
nell'Offerta che fece a Dio del Nuovo Adamo sul Monte Calvario, la Novella
Eva mostrò all'antico nemico la Potenza del Suo Piede Vittorioso. Persino
l'angelo ribelle, divenuto il principe del mondo per la complicità dell'uomo
(Gv 12,31), sin d'allora, contro la donna che doveva Trionfare su di lui,
convogliò tutte le Forze della duplice schiera delle legioni infernali e dei
figli delle tenebre che dipendono da lui. Maria, in Cielo, prosegue la lotta
che cominciò sulla terra. Regina degli Spiriti Beati e dei Figli della Luce,
Ella Stessa guida alla Battaglia, come un solo esercito, le Falangi Celesti
e le Schiere della Chiesa Militante. Il Trionfo di queste Truppe Fedeli è
quello della Loro Sovrana: il continuo schiacciamento del capo del padre
della menzogna mediante la disfatta dell'errore e l'Esaltazione della Verità
Rivelata, del Figlio di Maria e Figlio di Dio.
Cirillo e Atanasio.
Però, mai l'Esaltazione del Verbo Divino parve più intimamente connesso al
Trionfo dell'Augusta Sua Madre, come nel Memorabile Combattimento, in cui il
Pontefice che oggi viene presentato ai nostri riconoscenti Omaggi ebbe una
parte così Gloriosa. Cirillo d'Alessandria è il Dottore della Divina
Maternità; come il suo Predecessore Atanasio lo fu della Consustanzialità
del Verbo; l'Incarnazione si poggia sui Due Misteri, che, a un secolo di
distanza, furono l'Oggetto della loro Confessione e delle loro lotte. Quale
Figlio di Dio Cristo doveva Essere Consustanziale al Padre, perché la
Semplicità Infinita dell'Essenza Divina esclude ogni idea di divisione o di
parte; negare in Gesù, Verbo Divino, l'Unità di Sostanza col suo Principio,
era negare la Sua Divinità. Quale Figlio dell'Uomo, al tempo stesso che Dio
Vero da Dio Vero (Simbolo di Nicea), Gesù doveva Nascere quaggiù da una
Figlia d'Adamo, e restare tuttavia, nella Sua Umanità, una Medesima Persona
col Verbo Consustanziale al Padre: negare in Cristo questa Unione di Persona
delle Due Nature era lo stesso che misconoscere la Sua Divinità; ciò
significava proclamare nel medesimo tempo che la Vergine Benedetta, Venerata
fino allora per aver Generato Dio nella Natura Assunta per Salvarci, non era
che la Madre d'un uomo.
Ario.
Tre secoli di persecuzione avevano tentato invano di indurre la Chiesa al
rinnegamento della Divinità del Cristo. Il mondo aveva appena assistito al
Trionfo dell'Uomo-Dio, e già il nemico traeva vantaggio da questa Vittoria;
approfittando del nuovo stato createsi intorno al Cristianesimo e della
sicurezza da parte dei persecutori, si sforzava d'ottenere sul terreno della
falsa scienza quel rinnegamento che non era riuscito a conseguire nell'arena
del Martirio. L'accanito zelo degli eretici nel riformare la credenza della
Chiesa serviva all'inimicizia del serpente, e contribuiva allo sviluppo
della sua razza maledetta più che non l'avessero fatto le defezioni degli
apostati. Degno d'essere, per la sua superbia, il primo nell'era della pace,
di questi dottori infernali, Ario spinse la sua controversia persino nelle
Profondità dell'Essenza Divina, rigettando, sulla base di testi astrusi, il
termine Consustanziale. Sullo scorcio d'un secolo in cui il principale
elemento di forza era stato l'appoggio delle potenze di questo mondo,
l'arianesimo cadeva, conservando le radici solo presso quelle Nazioni che,
Battezzate di recente, non avevano dovuto versare il loro sangue per la
Divinità del Figlio di Dio. Allora Satana fece sorgere Nestorio.
Nestorio.
Abile a trasformarsi in angelo di luce (2Cor 11,14), l'eterno nemico rivestì
il suo apostolo d'una duplice bugiarda aureola di santità e di scienza;
l'uomo che più d'ogni altro doveva manifestare l'odio del serpente contro la
Donna ed il Suo Seme, si assise sulla Cattedra Episcopale di Costantinopoli
col plauso di tutto l'Oriente, che si riprometteva di veder rivivere in lui
l'eloquenza e le virtù d'un nuovo Crisostomo. Ma l'esultanza dei buoni fu di
breve durata perché nello stesso anno dell'esaltazione dell'ipocrita
pastore, il giorno di Natale del 428, Nestorio, approfittando dell'immenso
concorso di Fedeli venuti a Festeggiare il Parto della Vergine-Madre,
dall'Alto del Soglio Episcopale lanciò quella blasfema parola: "Maria non ha
Generato Dio: il Figlio Suo non è che un uomo, strumento della Divinità".
Difesa della Fede.
A queste parole la moltitudine fremette inorridita; interprete della
generale indignazione Eusebio di Doriles, un semplice laico si levò in mezzo
alla folla a protestare contro l'empietà. In seguito, a nome dei membri di
questa desolata Chiesa fu redatta una più esplicita protesta, diffusa in
numerosi esemplari, anatemizzando chiunque avesse osato dire: "Altro è il
Figlio Unico del Padre, altro quello Nato dalla Vergine Maria". Generoso
atteggiamento che fu allora la salvaguardia di Bisanzio e gli valse l'elogio
dei Concili e dei Papi! Quando il pastore si cambia in lupo, tocca
soprattutto al gregge difendersi. Di regola, senza dubbio, la Dottrina
discende dai Vescovi ai Fedeli; e non devono i sudditi giudicare nel campo
della Fede, i Capi. Ma nel Tesoro della Rivelazione vi sono dei punti
essenziali, dei quali ogni Cristiano, perciò stesso ch'è Cristiano, deve
avere la necessaria conoscenza e la dovuta custodia. Il principio non muta,
sia che si tratti di Verità da Credere che di Norme Morali da seguire, sia
di morale che di Dogma. I tradimenti simili a quelli di Nestorio non sono
frequenti nella Chiesa; tuttavia può darsi che alcuni Pastori tacciano, per
un motivo o per l'altro, in talune circostanze in cui la stessa Religione
verrebbe ad essere coinvolta. In tali congiunture, i Veri Fedeli sono quelli
che attingono solo nel loro Battesimo l'ispirazione della loro linea di
condotta; non i pusillanimi che, sotto lo specioso pretesto della
sottomissione ai poteri costituiti, attendono, per aderire al nemico o per
opporsi alle sue imprese un programma che non è affatto necessario e che non
si deve dare loro.
Roma e Alessandria.
Ciò nonostante, lo scandalo provocato dalle bestemmie di Nestorio mise in
agitazione tutto l'Oriente e presto raggiunse Alessandria. La Cattedra
Fondata da Marco in nome di Pietro e, per volontà di questo Capo delle
Chiese, ornata dell'Onore di seconda Sede, era allora Occupata da Cirillo.
Come l'armonia che Regnò fra Atanasio ed i Pontefici Romani aveva, nel
secolo precedente, vinto l'arianesimo; così l'unione costante di Alessandria
con Roma doveva ancora una volta abbattere l'eresia. Se non che il nemico,
edotto dall'esperienza, aveva escogitato una precauzione diabolica. Quando
il futuro Rivendicatore della Madre di Dio saliva sulla Sede di
Sant'Atanasio non esisteva più quell'alleanza tanto temuta dal demonio.
Infatti Teofilo, l'ultimo Patriarca e autore principale della condanna di
San Giovanni Crisostomo nel conciliabolo detto "ad Quercum", dal luogo dove
fu tenuta la riunione, aveva sempre impedito fino alla fine, di favorire la
riabilitazione della sua vittima con la Sede Apostolica, per cui Roma ruppe
i rapporti con la sua figlia primogenita. Ora Cirillo, nipote di Teofilo,
ignorava affatto le ragioni inconfessabili dello zio in questa dolorosa
faccenda; abituato fin dall'infanzia a venerare in lui il legittimo
superiore, il suo benefattore e il suo maestro nella Sacra Scienza, Cirillo,
divenuto a sua volta Patriarca, non ebbe la minima idea di mutare le
decisioni di colui che considerava come un padre: così Alessandria rimase
separata dalla Chiesa Romana. Perciò Satana, veramente simile al serpente,
che con la sua bava avvelena tutto ciò che tocca, aveva rivolto a suo
profitto contro Dio i più nobili sentimenti. Però Maria Santissima, tanto
Amica dei cuori retri, non abbandonò il suo Paladino. Dopo alcuni anni, in
cui diversi avvenimenti fecero conoscere al giovane Patriarca gli uomini, un
Santo Monaco, Isidoro di Pelusa, aprì completamente gli occhi di Cirillo
alla Luce, il quale ormai convinto, non esitò a rimettere nei Dittici Sacri
il nome di Giovanni Crisostomo. La trama ordita dall'inferno era sventata, e
per le nuove Lotte della Fede che stavano per sorgere in Oriente, Roma
ritrovava sulle sponde del Nilo un Nuovo Atanasio.
La Fede dei Monaci.
Ricondotto da un Monaco sui sentieri della Santa Unità, Cirillo nutrì per i
solitari un affetto pari a quello di cui li aveva circondati il suo illustre
Predecessore, e al primo rumoreggiare dell'empietà nestoriana, li elesse a
confidenti delle sue angoscie, Illuminando, in una Lettera rimasta celebre,
la loro Fede sul pericolo che minacciava la Chiesa. "Poiché, scrive loro (I
Lettera ai Monaci), tutti coloro che hanno abbracciato in Cristo
l'invidiabile e nobile vostra vita, devono anzi tutto rifulgere dello
Splendore d'una Fede Inequivocabile ed Indefettibile, e su questa Fede
innestare la Virtù; dopo ciò, devono impiegare tutta la loro diligenza
nell'approfondire in loro la Conoscenza del Mistero di Cristo, tendendo con
ogni sforzo ad acquistarne l'Intelligenza più Perfetta. Così io intendo,
soggiunge il Santo Dottore, il modo di arrivare all'Uomo Perfetto di cui
parla l'Apostolo, e alla misura dell'Età Piena di Cristo" (Ef 4,13).
Il Liberalismo.
Né il Patriarca d'Alessandria si contentò d'effondere la sua Anima con
coloro il cui consenso gli era stato garantito in anticipo. Con Lettere in
cui la sua mansuetudine non cede se non alla forza ed all'ampiezza
dell'Esposizione Dottrinale, Cirillo tentò di ricondurre Nestorio sulla
retta via. Ma l'ostinato settario si mostrò contrario, e, in mancanza di
argomento, si lamentò dell'ingerenza del Patriarca. Come sempre avviene in
tali circostanze, s'imbatté in uomini amanti del quieto vivere che, senza
condividere l'errore, pensavano ch'era meglio non rispondere, per timore
d'inasprire Nestorio e aumentare lo scandalo, in una parola, d'offendere la
Carità. A questi uomini, che non si spaventavano dell'audacia dell'eresia e
non si preoccupavano di affermare la Fede Cristiana, a questi partigiani
della pace e a qualunque costo, Cirillo rispondeva una buona volta: "Come?!
Nestorio osa lasciar dire in sua presenza nell'Assemblea dei fedeli: anatema
chiunque chiami Maria Madre di Dio! e per bocca dei suoi partigiani colpisce
d'anatema noi e tutti gli altri Vescovi dell'Universo, e gli Antichi Padri
che ovunque e in ogni epoca unanimemente hanno riconosciuto ed Onorato la
Santa Madre di Dio! E noi non avremo il diritto di ritorcergli la frase e
dire: Se qualcuno nega che Maria sia Madre di Dio, sia anatema? Questa
parola, però, io non l'ho ancora pronunciata contro di lui" (Lettera 8.a o
6.a).
La paura.
Altri uomini, che pure in ogni tempo esistono, palesavano il vero motivo
delle loro esitazioni, quando, gridando a tutti i venti i vantaggi della
concordia e la loro antica amicizia per Nestorio, ricordavano timidamente il
credito di cui egli godeva e il pericolo che si poteva incontrare nel
contraddire un avversario così potente. "Potessi io, rispondeva Cirillo,
perdendo tutti i miei beni, soddisfare il Vescovo di Costantinopoli e
placare l'asprezza del mio fratello! Ma qui si tratta della Fede; lo
scandalo dilaga in tutte le Chiese e ciascuno cerca d'informarsi della nuova
dottrina. Se noi, che abbiamo ricevuta da Dio la Missione d'Insegnare, non
portiamo rimedio a così grandi mali, il Giorno del Giudizio non saranno per
noi riservate moltissime fiamme? Già non mi sono mancate calunnie e
ingiurie; ma io dimentico tutto questo: resti unicamente salva la Fede, e
non mi lascerò sorpassare da nessuno nell'amare ardentemente Nestorio. Ma
se, per colpa di qualcuno, ne viene a soffrire la Fede, non vi può essere
ombra di dubbio: noi non vogliamo perdere la nostra Anima, anche se la
stessa morte pende sulla nostra testa. Se il timore di qualche disagio
vincesse sullo Zelo della Gloria di Dio, e ci facesse tacere la Verità, con
quale coraggio potremmo Celebrare alla presenza del Popolo Cristiano i Santi
Martiri, quando ciò che costituisce unicamente il loro Elogio è l'aver
realizzato la Parola (Eccli 4,33): Per la Verità, combatti fino alla morte?"
(Lettera 9.a o 7.a).
La Lotta Coraggiosa.
Quando finalmente la lotta divenne inevitabile, organizzò la Santa Milizia
che doveva combattere al suo fianco, chiamando vicino a sé Vescovi e Monaci.
Non contenendo più il Sacro entusiasmo che l'animava, Cirillo scriveva ai
suoi Chierici residenti nella città imperiale: "Quanto a me, soffrire,
vivere e morire per la Fede di Gesù Cristo è il mio Sommo Desiderio. Come è
scritto, non concederò sonno agli occhi miei, non riposo alle mie palpebre,
non requie alle mie tempia (Sal 131,4-5), finché non abbia ingaggiata
battaglia necessaria alla Salvezza di tutti. Pertanto, compenetrati del
nostro pensiero, siate forti, sorvegliate il nemico, informateci sulle
minime sue mosse. Alla prima occasione v'invierò uomini scelti fra tutti per
Pietà e Saggezza, Vescovi e Monaci; fin d'ora vi preparo le debite lettere,
come il caso richiede. Ho deciso di lavorare senza tregua per la Fede di
Cristo e di sopportare tutti i tormenti, anche i più terribili, fino a
subire la morte, che mi sarà così dolce per una tal causa" (Lettera 10.a o
8.a).
Santa Pulcheria.
Informato dal Patriarca d'Alessandria circa l'agitazione delle Chiese, Il
Papa San Celestino I, che Occupava allora la Sede Apostolica, condannò la
nuova eresia e incaricò Cirillo di detronizzare il vescovo di Costantinopoli
in nome del Romano Pontefice, se non veniva a resipiscenza. Ma gli intrighi
di Nestorio dovevano prolungare la lotta. A questo punto, vicino a Cirillo
nel Trionfo della Donna sull'antico nemico, ci appare l'ammirabile figura
d'una Donna, d'una Santa, che per quarant'anni fu il terrore dell'inferno, e
per due volte, nel Nome della Regina del Cielo, schiacciò il capo all'odioso
serpente. In un secolo di rovine, Pulcheria dovendo reggere a quindici anni
le redini dell'Impero, con la prudenza nel consiglio e con l'energia
nell'azione, arginò i torbidi all'interno, al punto che, con la sola Forza
del suo Divino Salmodiare insieme alle sorelle, anch'esse Vergini, riuscì a
contenere i barbari. Quando l'Occidente si agitava nelle convulsioni di
un'ultima agonia, l'Oriente ritrovava nel genio della sua Imperatrice la
prosperità dei suoi giorni migliori. Ora, nel vedere la nipote del Grande
Teodosio Consacrare le proprie ricchezze a moltiplicare fra le sue mura le
Chiese alla Madre di Dio, Bisanzio apprese da lei il Culto di Maria, che
doveva costituire la sua salvaguardia in tanti tristi giorni, e le valse dal
Signore, Figlio di Maria, mille anni di Misericordia e d'incomprensibile
pazienza. Salutata dai Concili Ecumenici come la Custode della Fede ed il
baluardo dell'Unità (Labbe, Conc. iv, 464), Santa Pulcheria ebbe dopo San
Leone la parte principale di tutto ciò che si fece nel suo tempo contro gli
avversari della Verità Divina (Lettera 31.a o 27.a). Due Palme sono nelle
sue mani, due Corone cingono il suo capo, dice questo Grande Papa, perché la
Chiesa deve a lei la propria Vittoria sull'empietà di Nestorio e di Eutiche,
i quali, divisi nell'attacco, si congiungevano per lati opposti nel medesimo
fine: la negazione dell'Incarnazione e quella del Ruolo della Vergine-Madre
nella Redenzione del genere umano (ivi e Lettera 79.a o 59.a).
VITA. - San Cirillo, ancor giovane, fu fatto Vescovo d'Alessandria nel 412.
Infiammato di Zelo per la Salvezza delle Anime, si adoperò a Conservare
intatta la Fede del suo gregge. Con un Ardore e con una Scienza ammirevoli
egli difese contro Nestorio il Dogma della Maternità Divina e, quale Legato
al Concilio di Efeso (431), confuse e condannò l'eretico. Mori nel 434. Papa
Leone XIII lo Dichiarò Dottore della Chiesa Universale.
La Divina Maternità e L'Immacolata Concezione.
Santo Vescovo, si rallegrino i cieli ed esulti la terra (Sal 95,11) al
ricordo del combattimento in cui la Regina della terra e del Cielo volle
Trionfare per tuo mezzo dell'antico serpente. L'Oriente sempre ti Onorò
quale suo Luminare; l'Occidente saluta in te sin dagli antichi tempi il
Difensore della Madre di Dio; ed ecco che oggi la Solenne Commemorazione che
Essa Consacra alla tua Memoria, nei fasti dei Santi, non basta più alla Sua
Riconoscenza. Infatti, un Nuovo Fiore è sbocciato sulla Corona di Maria
Nostra Regina; e questo Fiore Splendente è germogliato dal medesimo suolo
che irrorasti coi tuoi sudori. Tu, Proclamando nel nome di Pietro e di
Celestino Papa la Divina Maternità, preparavi alla Madonna un altro Trionfo,
conseguenza del primo: la Madre d'un Dio non poteva che Essere immacolata.
Papa Pio IX, definendo tale Dogma, non faceva che completare l'Opera di
Celestino e la tua, perciò le date del 22 giugno del 431 e dell'8 dicembre
del 1854 risplendono in Cielo con un medesimo Fulgore, alla stessa maniera
che produssero sulla terra le medesime manifestazioni di Giubilo e di Amore.
Dottore della Chiesa.
L'Immacolata imbalsama il mondo dei Suoi profumi, ed è per questo, o
Cirillo, che tutta quanta la Chiesa, a quattordici secoli di distanza, si
rivolge a te, e giudicando compiuta l'Opera tua, ti proclama Dottore,
affinché d'ora in poi nulla manchi agli Omaggi che ti deve la terra. Così, o
Pontefice Prediletto del Cielo, il Culto che ti è attribuito si completa con
quello della Madre di Dio; la stessa tua Glorificazione è una Nuova
Estensione della Gloria di Maria. Te fortunato, o Suo Paladino, che nessun
altro Onore potrebbe mai procurarti un tale avvicinamento alla Sovrana del
mondo e del Suo Cavaliere.
Preghiera alla Madre di Dio.
Pertanto, comprendendo che il miglior modo di Onorarti, è l'Esaltare Colei
la cui Gloria divenne la tua, noi vogliamo ripetere gli accenti infiammati
che lo Spirito Santo ti suggerì per Cantare le Sue Grandezze all'avvenuto
Trionfo di Efeso: "Noi ti salutiamo, o Maria Madre di Dio, Gioia Fulgente
dell'Universo, Lampada Inestinguibile, Corona di Verginità, Scettro
dell'Ortodossia, Tempio Indistruttibile e che racchiude l'Immenso, o Vergine
e Madre, per la quale ci fu dato il Benedetto dei Santi Evangeli, Colui che
viene nel Nome del Signore. Salve a Te, il cui Seno Verginale e Sempre Puro
Portò l'Infinito, per la quale è Glorificata la Trinità, e la Preziosissima
Croce è Onorata ed Adorata in tutta la terra; Letizia del Ciclo, Serenità
degli Arcangeli e degli Angeli, che mette in fuga i demoni; per merito Tuo
il tentatore è caduto dal Cielo, così come per merito tuo la creatura
decaduta si rialza e risale al Cielo. L'insania degl'idoli chiudeva come in
una morsa il mondo, e tu apristi i suoi occhi alla Verità; a Te i Credenti
devono il Santo Battesimo, a Te l'Olio dell'Allegrezza; in ogni angolo della
terra Tu Fondasti le Chiese e riconducesti le Nazioni alla Penitenza. Che
dire di più. Per Te il Figlio Unico di Dio brillò come la Luce di coloro che
giacevano nelle tenebre e nell'ombra della morte; per Te i Profeti
predissero l'avvenire, gli Apostoli Predicarono la Salvezza alle Nazioni, i
morti risuscitano e Regnano i Re per la Ss. Trinità. Chi mai potrà Celebrare
Maria, la Creatura Degna d'Ogni Lode, in maniera adeguata alla Sua Dignità?"
(4.a Omelia).
Preghiera a San Cirillo.
Se la Dignità della Madre di Dio Realmente Supera Ogni Lode, o Cirillo, fa'
almeno ch'ella susciti in mezzo a noi uomini capaci di Celebrare come te le
Sue Grandezze. Che la Potenza di cui Ella si Degnò arricchirti contro i suoi
nemici mai venga meno a coloro che devono sostenere ai nostri giorni la
lotta incominciata dall'origine del mondo fra la Donna e il Serpente.
L'avversario è cresciuto in audacia; il nostro secolo è andato più lontano,
nel negare Cristo, che Nestorio, che lo stesso Giuliano, questo principe
apostata, contro il quale pure difendesti la Divinità del Figlio della
Vergine Madre. O te, che hai colpito l'errore così fortemente, mostra ai
Sapienti dei nostri tempi come si vince: che essi sappiano appoggiarsi come
te su Pietro, e non restino indifferenti per tutto ciò che viene a toccare
la Chiesa, e considerino sempre propri nemici, e loro soli nemici, i nemici
del Regno di Dio. Nei tuoi scritti sublimi i Pastori apprenderanno la Vera
Scienza, quella dei Libri Sacri, senza la quale il loro Zelo sarà
inefficace. I Cristiani impareranno alla tua Scuola che non potranno mai
crescere nella Virtù, senza progredire sopratutto nella Fede e senza
approfondire in essi la conoscenza del Mistero dell'Uomo-Dio. In un tempo in
cui la superficialità delle nazioni basta a tante Anime, a tutti ripetete
che "solo l'Amore del Vero porta alla Vita" (1.a Omelia).
All'avvicinarsi della Santa Quarantena, noi ci ricordiamo ogni Anno, in
questi stessi giorni, di queste Lettere Pasquali, che, con l'Annuncio della
Solennità delle Solennità, Esortavano alla Penitenza; penetra i nostri cuori
dell'importanza della Vita Cristiana, eccitali ad entrare coraggiosamente
nel Sacro Tempo in cui essi dovranno ritrovare la Pace con Dio mediante il
Trionfo sulla carne e sui sensi.
da: dom Prosper Guéranger, L'anno liturgico. - I. Avvento - Natale -
Quaresima - Passione, trad. it. P. Graziani, Alba, 1959, p. 793-802
SAN CIRILLO D'ALESSANDRIA, VESCOVO E DOTTORE DELLA CHIESA
L'inimicizia fra la Donna e il serpente.
"Porrò inimicizia tra te e la donna, fra la tua progenie e la progenie di
lei; essa ti schiaccerà la testa e tu la insidierai al calcagno (Gen 3,15).
La parola che fu pronunciata contro il serpente, e che la Chiesa in questi
giorni richiama alla mente dei suoi figli domina tutta la storia del mondo.
La donna, caduta per la prima, per l'astuzia di Satana, in Maria viene per
la prima rialzata. Nella Sua Immacolata Concezione, nel Parto Verginale e
nell'Offerta che fece a Dio del Nuovo Adamo sul Monte Calvario, la Novella
Eva mostrò all'antico nemico la Potenza del Suo Piede Vittorioso. Persino
l'angelo ribelle, divenuto il principe del mondo per la complicità dell'uomo
(Gv 12,31), sin d'allora, contro la donna che doveva Trionfare su di lui,
convogliò tutte le Forze della duplice schiera delle legioni infernali e dei
figli delle tenebre che dipendono da lui. Maria, in Cielo, prosegue la lotta
che cominciò sulla terra. Regina degli Spiriti Beati e dei Figli della Luce,
Ella Stessa guida alla Battaglia, come un solo esercito, le Falangi Celesti
e le Schiere della Chiesa Militante. Il Trionfo di queste Truppe Fedeli è
quello della Loro Sovrana: il continuo schiacciamento del capo del padre
della menzogna mediante la disfatta dell'errore e l'Esaltazione della Verità
Rivelata, del Figlio di Maria e Figlio di Dio.
Cirillo e Atanasio.
Però, mai l'Esaltazione del Verbo Divino parve più intimamente connesso al
Trionfo dell'Augusta Sua Madre, come nel Memorabile Combattimento, in cui il
Pontefice che oggi viene presentato ai nostri riconoscenti Omaggi ebbe una
parte così Gloriosa. Cirillo d'Alessandria è il Dottore della Divina
Maternità; come il suo Predecessore Atanasio lo fu della Consustanzialità
del Verbo; l'Incarnazione si poggia sui Due Misteri, che, a un secolo di
distanza, furono l'Oggetto della loro Confessione e delle loro lotte. Quale
Figlio di Dio Cristo doveva Essere Consustanziale al Padre, perché la
Semplicità Infinita dell'Essenza Divina esclude ogni idea di divisione o di
parte; negare in Gesù, Verbo Divino, l'Unità di Sostanza col suo Principio,
era negare la Sua Divinità. Quale Figlio dell'Uomo, al tempo stesso che Dio
Vero da Dio Vero (Simbolo di Nicea), Gesù doveva Nascere quaggiù da una
Figlia d'Adamo, e restare tuttavia, nella Sua Umanità, una Medesima Persona
col Verbo Consustanziale al Padre: negare in Cristo questa Unione di Persona
delle Due Nature era lo stesso che misconoscere la Sua Divinità; ciò
significava proclamare nel medesimo tempo che la Vergine Benedetta, Venerata
fino allora per aver Generato Dio nella Natura Assunta per Salvarci, non era
che la Madre d'un uomo.
Ario.
Tre secoli di persecuzione avevano tentato invano di indurre la Chiesa al
rinnegamento della Divinità del Cristo. Il mondo aveva appena assistito al
Trionfo dell'Uomo-Dio, e già il nemico traeva vantaggio da questa Vittoria;
approfittando del nuovo stato createsi intorno al Cristianesimo e della
sicurezza da parte dei persecutori, si sforzava d'ottenere sul terreno della
falsa scienza quel rinnegamento che non era riuscito a conseguire nell'arena
del Martirio. L'accanito zelo degli eretici nel riformare la credenza della
Chiesa serviva all'inimicizia del serpente, e contribuiva allo sviluppo
della sua razza maledetta più che non l'avessero fatto le defezioni degli
apostati. Degno d'essere, per la sua superbia, il primo nell'era della pace,
di questi dottori infernali, Ario spinse la sua controversia persino nelle
Profondità dell'Essenza Divina, rigettando, sulla base di testi astrusi, il
termine Consustanziale. Sullo scorcio d'un secolo in cui il principale
elemento di forza era stato l'appoggio delle potenze di questo mondo,
l'arianesimo cadeva, conservando le radici solo presso quelle Nazioni che,
Battezzate di recente, non avevano dovuto versare il loro sangue per la
Divinità del Figlio di Dio. Allora Satana fece sorgere Nestorio.
Nestorio.
Abile a trasformarsi in angelo di luce (2Cor 11,14), l'eterno nemico rivestì
il suo apostolo d'una duplice bugiarda aureola di santità e di scienza;
l'uomo che più d'ogni altro doveva manifestare l'odio del serpente contro la
Donna ed il Suo Seme, si assise sulla Cattedra Episcopale di Costantinopoli
col plauso di tutto l'Oriente, che si riprometteva di veder rivivere in lui
l'eloquenza e le virtù d'un nuovo Crisostomo. Ma l'esultanza dei buoni fu di
breve durata perché nello stesso anno dell'esaltazione dell'ipocrita
pastore, il giorno di Natale del 428, Nestorio, approfittando dell'immenso
concorso di Fedeli venuti a Festeggiare il Parto della Vergine-Madre,
dall'Alto del Soglio Episcopale lanciò quella blasfema parola: "Maria non ha
Generato Dio: il Figlio Suo non è che un uomo, strumento della Divinità".
Difesa della Fede.
A queste parole la moltitudine fremette inorridita; interprete della
generale indignazione Eusebio di Doriles, un semplice laico si levò in mezzo
alla folla a protestare contro l'empietà. In seguito, a nome dei membri di
questa desolata Chiesa fu redatta una più esplicita protesta, diffusa in
numerosi esemplari, anatemizzando chiunque avesse osato dire: "Altro è il
Figlio Unico del Padre, altro quello Nato dalla Vergine Maria". Generoso
atteggiamento che fu allora la salvaguardia di Bisanzio e gli valse l'elogio
dei Concili e dei Papi! Quando il pastore si cambia in lupo, tocca
soprattutto al gregge difendersi. Di regola, senza dubbio, la Dottrina
discende dai Vescovi ai Fedeli; e non devono i sudditi giudicare nel campo
della Fede, i Capi. Ma nel Tesoro della Rivelazione vi sono dei punti
essenziali, dei quali ogni Cristiano, perciò stesso ch'è Cristiano, deve
avere la necessaria conoscenza e la dovuta custodia. Il principio non muta,
sia che si tratti di Verità da Credere che di Norme Morali da seguire, sia
di morale che di Dogma. I tradimenti simili a quelli di Nestorio non sono
frequenti nella Chiesa; tuttavia può darsi che alcuni Pastori tacciano, per
un motivo o per l'altro, in talune circostanze in cui la stessa Religione
verrebbe ad essere coinvolta. In tali congiunture, i Veri Fedeli sono quelli
che attingono solo nel loro Battesimo l'ispirazione della loro linea di
condotta; non i pusillanimi che, sotto lo specioso pretesto della
sottomissione ai poteri costituiti, attendono, per aderire al nemico o per
opporsi alle sue imprese un programma che non è affatto necessario e che non
si deve dare loro.
Roma e Alessandria.
Ciò nonostante, lo scandalo provocato dalle bestemmie di Nestorio mise in
agitazione tutto l'Oriente e presto raggiunse Alessandria. La Cattedra
Fondata da Marco in nome di Pietro e, per volontà di questo Capo delle
Chiese, ornata dell'Onore di seconda Sede, era allora Occupata da Cirillo.
Come l'armonia che Regnò fra Atanasio ed i Pontefici Romani aveva, nel
secolo precedente, vinto l'arianesimo; così l'unione costante di Alessandria
con Roma doveva ancora una volta abbattere l'eresia. Se non che il nemico,
edotto dall'esperienza, aveva escogitato una precauzione diabolica. Quando
il futuro Rivendicatore della Madre di Dio saliva sulla Sede di
Sant'Atanasio non esisteva più quell'alleanza tanto temuta dal demonio.
Infatti Teofilo, l'ultimo Patriarca e autore principale della condanna di
San Giovanni Crisostomo nel conciliabolo detto "ad Quercum", dal luogo dove
fu tenuta la riunione, aveva sempre impedito fino alla fine, di favorire la
riabilitazione della sua vittima con la Sede Apostolica, per cui Roma ruppe
i rapporti con la sua figlia primogenita. Ora Cirillo, nipote di Teofilo,
ignorava affatto le ragioni inconfessabili dello zio in questa dolorosa
faccenda; abituato fin dall'infanzia a venerare in lui il legittimo
superiore, il suo benefattore e il suo maestro nella Sacra Scienza, Cirillo,
divenuto a sua volta Patriarca, non ebbe la minima idea di mutare le
decisioni di colui che considerava come un padre: così Alessandria rimase
separata dalla Chiesa Romana. Perciò Satana, veramente simile al serpente,
che con la sua bava avvelena tutto ciò che tocca, aveva rivolto a suo
profitto contro Dio i più nobili sentimenti. Però Maria Santissima, tanto
Amica dei cuori retri, non abbandonò il suo Paladino. Dopo alcuni anni, in
cui diversi avvenimenti fecero conoscere al giovane Patriarca gli uomini, un
Santo Monaco, Isidoro di Pelusa, aprì completamente gli occhi di Cirillo
alla Luce, il quale ormai convinto, non esitò a rimettere nei Dittici Sacri
il nome di Giovanni Crisostomo. La trama ordita dall'inferno era sventata, e
per le nuove Lotte della Fede che stavano per sorgere in Oriente, Roma
ritrovava sulle sponde del Nilo un Nuovo Atanasio.
La Fede dei Monaci.
Ricondotto da un Monaco sui sentieri della Santa Unità, Cirillo nutrì per i
solitari un affetto pari a quello di cui li aveva circondati il suo illustre
Predecessore, e al primo rumoreggiare dell'empietà nestoriana, li elesse a
confidenti delle sue angoscie, Illuminando, in una Lettera rimasta celebre,
la loro Fede sul pericolo che minacciava la Chiesa. "Poiché, scrive loro (I
Lettera ai Monaci), tutti coloro che hanno abbracciato in Cristo
l'invidiabile e nobile vostra vita, devono anzi tutto rifulgere dello
Splendore d'una Fede Inequivocabile ed Indefettibile, e su questa Fede
innestare la Virtù; dopo ciò, devono impiegare tutta la loro diligenza
nell'approfondire in loro la Conoscenza del Mistero di Cristo, tendendo con
ogni sforzo ad acquistarne l'Intelligenza più Perfetta. Così io intendo,
soggiunge il Santo Dottore, il modo di arrivare all'Uomo Perfetto di cui
parla l'Apostolo, e alla misura dell'Età Piena di Cristo" (Ef 4,13).
Il Liberalismo.
Né il Patriarca d'Alessandria si contentò d'effondere la sua Anima con
coloro il cui consenso gli era stato garantito in anticipo. Con Lettere in
cui la sua mansuetudine non cede se non alla forza ed all'ampiezza
dell'Esposizione Dottrinale, Cirillo tentò di ricondurre Nestorio sulla
retta via. Ma l'ostinato settario si mostrò contrario, e, in mancanza di
argomento, si lamentò dell'ingerenza del Patriarca. Come sempre avviene in
tali circostanze, s'imbatté in uomini amanti del quieto vivere che, senza
condividere l'errore, pensavano ch'era meglio non rispondere, per timore
d'inasprire Nestorio e aumentare lo scandalo, in una parola, d'offendere la
Carità. A questi uomini, che non si spaventavano dell'audacia dell'eresia e
non si preoccupavano di affermare la Fede Cristiana, a questi partigiani
della pace e a qualunque costo, Cirillo rispondeva una buona volta: "Come?!
Nestorio osa lasciar dire in sua presenza nell'Assemblea dei fedeli: anatema
chiunque chiami Maria Madre di Dio! e per bocca dei suoi partigiani colpisce
d'anatema noi e tutti gli altri Vescovi dell'Universo, e gli Antichi Padri
che ovunque e in ogni epoca unanimemente hanno riconosciuto ed Onorato la
Santa Madre di Dio! E noi non avremo il diritto di ritorcergli la frase e
dire: Se qualcuno nega che Maria sia Madre di Dio, sia anatema? Questa
parola, però, io non l'ho ancora pronunciata contro di lui" (Lettera 8.a o
6.a).
La paura.
Altri uomini, che pure in ogni tempo esistono, palesavano il vero motivo
delle loro esitazioni, quando, gridando a tutti i venti i vantaggi della
concordia e la loro antica amicizia per Nestorio, ricordavano timidamente il
credito di cui egli godeva e il pericolo che si poteva incontrare nel
contraddire un avversario così potente. "Potessi io, rispondeva Cirillo,
perdendo tutti i miei beni, soddisfare il Vescovo di Costantinopoli e
placare l'asprezza del mio fratello! Ma qui si tratta della Fede; lo
scandalo dilaga in tutte le Chiese e ciascuno cerca d'informarsi della nuova
dottrina. Se noi, che abbiamo ricevuta da Dio la Missione d'Insegnare, non
portiamo rimedio a così grandi mali, il Giorno del Giudizio non saranno per
noi riservate moltissime fiamme? Già non mi sono mancate calunnie e
ingiurie; ma io dimentico tutto questo: resti unicamente salva la Fede, e
non mi lascerò sorpassare da nessuno nell'amare ardentemente Nestorio. Ma
se, per colpa di qualcuno, ne viene a soffrire la Fede, non vi può essere
ombra di dubbio: noi non vogliamo perdere la nostra Anima, anche se la
stessa morte pende sulla nostra testa. Se il timore di qualche disagio
vincesse sullo Zelo della Gloria di Dio, e ci facesse tacere la Verità, con
quale coraggio potremmo Celebrare alla presenza del Popolo Cristiano i Santi
Martiri, quando ciò che costituisce unicamente il loro Elogio è l'aver
realizzato la Parola (Eccli 4,33): Per la Verità, combatti fino alla morte?"
(Lettera 9.a o 7.a).
La Lotta Coraggiosa.
Quando finalmente la lotta divenne inevitabile, organizzò la Santa Milizia
che doveva combattere al suo fianco, chiamando vicino a sé Vescovi e Monaci.
Non contenendo più il Sacro entusiasmo che l'animava, Cirillo scriveva ai
suoi Chierici residenti nella città imperiale: "Quanto a me, soffrire,
vivere e morire per la Fede di Gesù Cristo è il mio Sommo Desiderio. Come è
scritto, non concederò sonno agli occhi miei, non riposo alle mie palpebre,
non requie alle mie tempia (Sal 131,4-5), finché non abbia ingaggiata
battaglia necessaria alla Salvezza di tutti. Pertanto, compenetrati del
nostro pensiero, siate forti, sorvegliate il nemico, informateci sulle
minime sue mosse. Alla prima occasione v'invierò uomini scelti fra tutti per
Pietà e Saggezza, Vescovi e Monaci; fin d'ora vi preparo le debite lettere,
come il caso richiede. Ho deciso di lavorare senza tregua per la Fede di
Cristo e di sopportare tutti i tormenti, anche i più terribili, fino a
subire la morte, che mi sarà così dolce per una tal causa" (Lettera 10.a o
8.a).
Santa Pulcheria.
Informato dal Patriarca d'Alessandria circa l'agitazione delle Chiese, Il
Papa San Celestino I, che Occupava allora la Sede Apostolica, condannò la
nuova eresia e incaricò Cirillo di detronizzare il vescovo di Costantinopoli
in nome del Romano Pontefice, se non veniva a resipiscenza. Ma gli intrighi
di Nestorio dovevano prolungare la lotta. A questo punto, vicino a Cirillo
nel Trionfo della Donna sull'antico nemico, ci appare l'ammirabile figura
d'una Donna, d'una Santa, che per quarant'anni fu il terrore dell'inferno, e
per due volte, nel Nome della Regina del Cielo, schiacciò il capo all'odioso
serpente. In un secolo di rovine, Pulcheria dovendo reggere a quindici anni
le redini dell'Impero, con la prudenza nel consiglio e con l'energia
nell'azione, arginò i torbidi all'interno, al punto che, con la sola Forza
del suo Divino Salmodiare insieme alle sorelle, anch'esse Vergini, riuscì a
contenere i barbari. Quando l'Occidente si agitava nelle convulsioni di
un'ultima agonia, l'Oriente ritrovava nel genio della sua Imperatrice la
prosperità dei suoi giorni migliori. Ora, nel vedere la nipote del Grande
Teodosio Consacrare le proprie ricchezze a moltiplicare fra le sue mura le
Chiese alla Madre di Dio, Bisanzio apprese da lei il Culto di Maria, che
doveva costituire la sua salvaguardia in tanti tristi giorni, e le valse dal
Signore, Figlio di Maria, mille anni di Misericordia e d'incomprensibile
pazienza. Salutata dai Concili Ecumenici come la Custode della Fede ed il
baluardo dell'Unità (Labbe, Conc. iv, 464), Santa Pulcheria ebbe dopo San
Leone la parte principale di tutto ciò che si fece nel suo tempo contro gli
avversari della Verità Divina (Lettera 31.a o 27.a). Due Palme sono nelle
sue mani, due Corone cingono il suo capo, dice questo Grande Papa, perché la
Chiesa deve a lei la propria Vittoria sull'empietà di Nestorio e di Eutiche,
i quali, divisi nell'attacco, si congiungevano per lati opposti nel medesimo
fine: la negazione dell'Incarnazione e quella del Ruolo della Vergine-Madre
nella Redenzione del genere umano (ivi e Lettera 79.a o 59.a).
VITA. - San Cirillo, ancor giovane, fu fatto Vescovo d'Alessandria nel 412.
Infiammato di Zelo per la Salvezza delle Anime, si adoperò a Conservare
intatta la Fede del suo gregge. Con un Ardore e con una Scienza ammirevoli
egli difese contro Nestorio il Dogma della Maternità Divina e, quale Legato
al Concilio di Efeso (431), confuse e condannò l'eretico. Mori nel 434. Papa
Leone XIII lo Dichiarò Dottore della Chiesa Universale.
La Divina Maternità e L'Immacolata Concezione.
Santo Vescovo, si rallegrino i cieli ed esulti la terra (Sal 95,11) al
ricordo del combattimento in cui la Regina della terra e del Cielo volle
Trionfare per tuo mezzo dell'antico serpente. L'Oriente sempre ti Onorò
quale suo Luminare; l'Occidente saluta in te sin dagli antichi tempi il
Difensore della Madre di Dio; ed ecco che oggi la Solenne Commemorazione che
Essa Consacra alla tua Memoria, nei fasti dei Santi, non basta più alla Sua
Riconoscenza. Infatti, un Nuovo Fiore è sbocciato sulla Corona di Maria
Nostra Regina; e questo Fiore Splendente è germogliato dal medesimo suolo
che irrorasti coi tuoi sudori. Tu, Proclamando nel nome di Pietro e di
Celestino Papa la Divina Maternità, preparavi alla Madonna un altro Trionfo,
conseguenza del primo: la Madre d'un Dio non poteva che Essere immacolata.
Papa Pio IX, definendo tale Dogma, non faceva che completare l'Opera di
Celestino e la tua, perciò le date del 22 giugno del 431 e dell'8 dicembre
del 1854 risplendono in Cielo con un medesimo Fulgore, alla stessa maniera
che produssero sulla terra le medesime manifestazioni di Giubilo e di Amore.
Dottore della Chiesa.
L'Immacolata imbalsama il mondo dei Suoi profumi, ed è per questo, o
Cirillo, che tutta quanta la Chiesa, a quattordici secoli di distanza, si
rivolge a te, e giudicando compiuta l'Opera tua, ti proclama Dottore,
affinché d'ora in poi nulla manchi agli Omaggi che ti deve la terra. Così, o
Pontefice Prediletto del Cielo, il Culto che ti è attribuito si completa con
quello della Madre di Dio; la stessa tua Glorificazione è una Nuova
Estensione della Gloria di Maria. Te fortunato, o Suo Paladino, che nessun
altro Onore potrebbe mai procurarti un tale avvicinamento alla Sovrana del
mondo e del Suo Cavaliere.
Preghiera alla Madre di Dio.
Pertanto, comprendendo che il miglior modo di Onorarti, è l'Esaltare Colei
la cui Gloria divenne la tua, noi vogliamo ripetere gli accenti infiammati
che lo Spirito Santo ti suggerì per Cantare le Sue Grandezze all'avvenuto
Trionfo di Efeso: "Noi ti salutiamo, o Maria Madre di Dio, Gioia Fulgente
dell'Universo, Lampada Inestinguibile, Corona di Verginità, Scettro
dell'Ortodossia, Tempio Indistruttibile e che racchiude l'Immenso, o Vergine
e Madre, per la quale ci fu dato il Benedetto dei Santi Evangeli, Colui che
viene nel Nome del Signore. Salve a Te, il cui Seno Verginale e Sempre Puro
Portò l'Infinito, per la quale è Glorificata la Trinità, e la Preziosissima
Croce è Onorata ed Adorata in tutta la terra; Letizia del Ciclo, Serenità
degli Arcangeli e degli Angeli, che mette in fuga i demoni; per merito Tuo
il tentatore è caduto dal Cielo, così come per merito tuo la creatura
decaduta si rialza e risale al Cielo. L'insania degl'idoli chiudeva come in
una morsa il mondo, e tu apristi i suoi occhi alla Verità; a Te i Credenti
devono il Santo Battesimo, a Te l'Olio dell'Allegrezza; in ogni angolo della
terra Tu Fondasti le Chiese e riconducesti le Nazioni alla Penitenza. Che
dire di più. Per Te il Figlio Unico di Dio brillò come la Luce di coloro che
giacevano nelle tenebre e nell'ombra della morte; per Te i Profeti
predissero l'avvenire, gli Apostoli Predicarono la Salvezza alle Nazioni, i
morti risuscitano e Regnano i Re per la Ss. Trinità. Chi mai potrà Celebrare
Maria, la Creatura Degna d'Ogni Lode, in maniera adeguata alla Sua Dignità?"
(4.a Omelia).
Preghiera a San Cirillo.
Se la Dignità della Madre di Dio Realmente Supera Ogni Lode, o Cirillo, fa'
almeno ch'ella susciti in mezzo a noi uomini capaci di Celebrare come te le
Sue Grandezze. Che la Potenza di cui Ella si Degnò arricchirti contro i suoi
nemici mai venga meno a coloro che devono sostenere ai nostri giorni la
lotta incominciata dall'origine del mondo fra la Donna e il Serpente.
L'avversario è cresciuto in audacia; il nostro secolo è andato più lontano,
nel negare Cristo, che Nestorio, che lo stesso Giuliano, questo principe
apostata, contro il quale pure difendesti la Divinità del Figlio della
Vergine Madre. O te, che hai colpito l'errore così fortemente, mostra ai
Sapienti dei nostri tempi come si vince: che essi sappiano appoggiarsi come
te su Pietro, e non restino indifferenti per tutto ciò che viene a toccare
la Chiesa, e considerino sempre propri nemici, e loro soli nemici, i nemici
del Regno di Dio. Nei tuoi scritti sublimi i Pastori apprenderanno la Vera
Scienza, quella dei Libri Sacri, senza la quale il loro Zelo sarà
inefficace. I Cristiani impareranno alla tua Scuola che non potranno mai
crescere nella Virtù, senza progredire sopratutto nella Fede e senza
approfondire in essi la conoscenza del Mistero dell'Uomo-Dio. In un tempo in
cui la superficialità delle nazioni basta a tante Anime, a tutti ripetete
che "solo l'Amore del Vero porta alla Vita" (1.a Omelia).
All'avvicinarsi della Santa Quarantena, noi ci ricordiamo ogni Anno, in
questi stessi giorni, di queste Lettere Pasquali, che, con l'Annuncio della
Solennità delle Solennità, Esortavano alla Penitenza; penetra i nostri cuori
dell'importanza della Vita Cristiana, eccitali ad entrare coraggiosamente
nel Sacro Tempo in cui essi dovranno ritrovare la Pace con Dio mediante il
Trionfo sulla carne e sui sensi.
da: dom Prosper Guéranger, L'anno liturgico. - I. Avvento - Natale -
Quaresima - Passione, trad. it. P. Graziani, Alba, 1959, p. 793-802